Il brand Caciocavallo Impiccato: dalle food box al bistrot

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Una lunga e vecchia storia

Quella del caciocavallo impiccato è una lunga e vecchia storia. Una storia che, nel caso specifico di quello podolico, abbraccia due continenti, per restituirci il contesto storico da cui si originerà la divisione zootecnica del Paese. Una lunga e vecchia storia precedentemente raccontata in occasione della presentazione dei Presidi Slow Food (link all’articolo) che rendono la Basilicata famosa nel mondo. 

Oggi ritorneremo sulle sue tracce, indagandone un rituale gastronomico che lo riguarda da vicino. Stiamo parlando del momento dell'”impiccagione”. Uno degli street food italiani più suggestivi, la cui culla d’origine si inscrive nei borghi interni dell’Italia meridionale.

La tecnica dell’impiccagione è per lo più irpina. Come la storia ci insegna, molto probabilmente, è stata scoperta per caso. Si suppone siano stati alcuni pastori ad impiccare le prime forme. Durante le soste notturne nel periodo della transumanza, il caciocavallo veniva appeso ai rami degli alberi per tenerlo lontano dagli animali. Il calore del fuoco del bivacco, arrivando alle croste, avrebbe dato lo spunto ai pastori. Da lì, la storia si fa tradizione consolidata.

Tradizione e innovazione

È soprattutto nel periodo estivo che, in numerosi borghi del sud Italia, ci si ritrova ad attorniare queste braci e ad attendere impazienti la croccante fetta di pane e caciocavallo fuso. Esportare questa tradizione oltre i confini regionali riconsegnandola a nuova vita. Questa l’idea che ha animato la start up di Saverio Mancino.

«Fin da quando ero piccolo ho sempre avuto un amore particolare per la festa del mio paese natale, Pignola – racconta Mancino – l’immagine è quella di amici e parenti che si riversano in piazza, per vivere momenti di gioia e convivialità. Protagonista indiscusso delle nostre attese, il caciocavallo impiccato». Poi, il trasferimento a Roma e, aggiunge, «la nostalgia per i sapori della nostra terra».

A fare il resto ci ha pensato l’inventiva e la propensione ad innovare. «Nel completo rispetto degli antichi usi, abbiamo pensato di sviluppare un’asta pieghevole e una brace poco ingombrante per  avere impiccagioni a regola d’arte ma più semplici da effettuare, affinché ognuno possa vivere questo magico momento in ogni parte del mondo».

Food experience

Nasce così il brand Caciocavallo Impiccato. La proposta? Il kit completo per effettuare “l’impiccagione” del formaggio direttamente a casa propria, abbinato a diversi prodotti. Pane di Matera e crusco di Senise; miele del Pollino e tartufata di Avigliano; fino ai vari pesti, da quello al pistacchio di Stigliano a quello ottenuto dalle olive di Ferrandina. Il meglio della Basilicata su una fetta di pane abbrustolito.

«Il sapore dei miei ricordi tutto in una scatola – commenta Mancino – esportarlo nel mondo per farlo conoscere è il punto a cui miriamo». Da qui la partecipazione al Mercato Eataly a Roma, fino all’International Pizza Expo di Las Vegas.

Il passo successivo? «Attraverso la formula del crowdfunding abbiamo intenzione di aprire il primo Caciocavallo Impiccato Bistrot a Roma. In questo modo, non  solo possiamo ottenere finanziamenti diretti da parte di chi crede nel progetto, ma diamo modo ai privati di investire nell’azienda per crescere assieme».

Il sogno conclusivo, dopo aver fatto il giro del mondo, resta sempre quello di tornare a casa. «La soddisfazione maggiore sarebbe poter aprire lo stesso Bistrot a Matera e a Pignola, ritornare a casa con quelle esperienze e quei sapori, lì da dove non se ne sono mai andate».

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