Milvus Brewery: born to fly. Birra, rapaci e non solo

Tempo di lettura:  3 minuti
 
Dal laboratorio casalingo al progetto con Resto al Sud

Milvus Brewery. Il motto: born to fly. Letteralmente, nato per volare. Siamo ad Avigliano e quella che vi raccontiamo oggi non è una storia come tutte le altre. Solo l’inizio, forse si, solo quello, ha un che di comune, di già sentito.

Tutto parte da un piccolo “laboratorio” casalingo nel febbraio del 2016. Ma quello di Lina e Vito è un interesse che non lascia spazio. «Un chiodo fisso», dice lei.  Il tempo libero, le letture e persino i viaggi. Il fulcro è la birra artigianale. Continuo il confronto con gli amici homebrewers ed il birrificio della zona; i corsi di degustazione e i vari festival. Poi il passo che spinge a trasformare la passione in progetto lavorativo. «Il passo, che se non avessimo fatto in quel momento – spiega Lina Lucia – non avremmo fatto più». Ventinove anni lei e trentuno lui.

Quindi la scuola di specializzazione a Padova e uno stage di due mesi presso uno dei più longevi birrifici artigianali italiani. Fino al conseguimento, per Vito Samela, del diploma in mastro birraio. «Sapevamo che dietro una birra artigianale ci fosse, prima di ogni altra cosa, studio e preparazione» aggiunge Lucia. Nessuno spazio per l’improvvisazione. Poi l’inizio con la partecipazione al bando Resto al Sud. La burocrazia infinita e la prima produzione. Quando? «Il 20 maggio 2020, due giorni dopo la fine del lockdown». Lo dice con la voce che sorride Lina, come a ricordare qualcosa che proprio non s’era messo in calendario e che pure si è riusciti a fronteggiare.

Le collaborazioni

Oggi il birrificio Milvus Brewery si compone di una cantina di 3500 litri che permette di intraprendere un nuovo ciclo produttivo ogni quaranta giorni e di annessa tap room. Una piccola vetrina aziendale dove sono disponibili in versione spillata le oltre dieci etichette dell’azienda. Classiche, stagionali e one shot. Tra queste particolare attenzione merita la Goldfinch, una Rye Saison con aggiunta di succo e bucce di clementine della costa ionica lucana, nata dalla collaborazione con l’azienda agricola Terre del Faro, che da più di settant’anni si impegna a coltivare agrumi e frutta di altissima qualità con agricoltura biologica.

Sperimentazioni, certo, ma anche dinamicità e iniziativa che porta, negli anni, Milvus Brewery a non sottrarsi alle nuove sfide e a saper cogliere al meglio le opportunità ad esse legate. Dal contest per homebrewing, con giuria selezionata, alle due etichette nate dalla collaborazione con Senzaterra Brewing Company, “birrai senza impianto” e di diversa città natale che raffinano le proprie ricette su impianti piloti; fino a quello che Lina definisce una sorta di «ritorno alle origini».

Dalla birra al progetto europeo sui falchi grillai

Un passato che si esprime forte e chiaro già dal nome scelto per il brand e, passo passo, per tutte le etichette. «Milvus altro non è che il nome scientifico del nibbio reale – spiega Lina, una laurea in biologia ambientale con una tesi sui rapaci – un uccello, il nibbio, che identifica fortemente il nostro territorio. Così anche per i nomi delle birre ci siamo ispirati al mondo ornitologico».

Una passione, quella per la natura, che i due giovani imprenditori decidono di sottolineare maggiormente affidando la realizzazione grafica delle etichette al noto artista inglese, Matt Sewell. Ma la sintesi, davvero perfetta di questi due campi all’apparenza tanto lontani, la si trova nella birra Lesser Kestrel. Una saison di 6,3 gradi alcolici che diventa contenitore delle due grandi passioni di Lina.

«Questa birra nasce dai campi di grano utilizzati dal falco grillaio per cacciare le sue prede. Questo piccolo rapace è parte integrante del paesaggio delle Murge. Vera roccaforte italiana della sua popolazione. Di recente una piccola colonia, nata da individui provenienti dai nostri territori, si è insediata in Pianura Padana. Qui la specie è minacciata dalla distruzione dei siti di nidificazione».

«Da qui la collaborazione con il progetto Life falkon. Un’iniziativa cofinanziata dal programma Life dell’UE, che lavora attivamente per la sua protezione, offrendo loro siti sicuri per la riproduzione. Noi acquistiamo il grano duro proveniente dalle aree di nidificazione in Pianura Padana in modo da sostenere economicamente quelle aziende che hanno ripensato la propria attività a favore di questi magnifici animali». Da qui la partecipazione come sponsor a un congresso ornitologico a Varese.

Crescere

Mondi che tornano a connettersi attraverso l’intelligenza e l’impegno di chi di quei mondi fa la propria vita. Sullo sfondo, una forma di economia virtuosa e sostenibile, che non solo avvicina, proprio attraverso una birra, i due principali areali del falco grillaio, ma sottolinea ancora una volta come il modo in cui produciamo il nostro cibo stia trasformando irrimediabilmente il pianeta.

Nel futuro? «Ampliare la cantina e sperimentare stili sempre più complicati. Crescere, insomma».

Potrebbero piacerti anche:

Nives Elixir. Dal manoscritto al Nettare del Sirino

Pomarico. Profumo d’estate nelle ricette a base di fichi

Podolico del Casone Presidio Slow Food

Ristorante di Fiore, antichi sapori nel bosco di Montepiano