Brewnerd, a Ferrandina tra birra e territorio

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È una storia che nasce dal gioco e dalla passione quella che oggi vi raccontiamo nella consueta rubrica di Slow Food Magna Grecia Metapontum. Una storia che porta il nome di Brewnerd e che ha inizio nel 2003, a Ferrandina, con un primo approccio alla produzione della birra attraverso un kit per poi proseguire tra costanti e mirati studi volti ad approfondire quello che in realtà si rivelerà essere un mondo a sé.

È la storia di Giuseppe Gaudiano che, dopo essersi laureato in ingegneria ambientale, guarda caso con una tesi sull’utilizzo degli scarti di produzione della birra, decide di credere ed investire in qualcosa che ben presto si rivelerà molto di più che una semplice scommessa vinta.

«Il primo vero passo è stata la ristrutturazione di un magazzino in uso a mio padre, che sarebbe diventato, di lì a poco, un vero e proprio laboratorio – spiega Gaudiano – il successivo era volto alla concretizzazione di un salto molto più grande, passare da una produzione pari ad appena venti litri alla volta ad oltre cinquecento». In mezzo c’è un periodo di alti e bassi e una strada tracciata dalla burocrazia infinita. Poi, finalmente, alla fine del 2017, la partenza  con ben quattro produzioni

«Oggi abbiamo all’attivo cinque produzioni fisse e due stagionali – aggiunge Gaudiano – tra queste, quella che riscuote maggiore successo è senz’altro la Brewsketta, una birra in stile Belgian saison arricchita dal rinomato pane di Matera. Un esperimento nato come edizione limitata, rivelatosi in seguito come la nostra punta di diamante, anche grazie alla collaborazione tra il birrificio e un panificio di Matera. L’intenzione era quella di omaggiare la capitale europea della cultura, con un prodotto unico ed innovativo ma allo stesso tempo fortemente legato al territorio e alla tradizione culinaria della Basilicata».

Alla Brewsketta si aggiungono la Bassa tensione, una birra chiara di ispirazione tedesca e la Cleveland, una scura lipididissima «da provare assolutamente con le ostriche» suggerisce Gaudiano; per poi passare alla Ten Ten, un’ambrata che vanta un grado alcolico notevole, 7,5%, accompagnato da una leggera speziatura di coriandolo e arancia amara che ne esaltano le note di frutta matura; fino alla più complessa Malvagia «una birra chiara, brassata con l’aggiunta del venti per cento di mosto d’uva Malvasia crudo, addizionato al mosto di birra in bollitura. Mi piace pensarla come l’anello di congiunzione mancante tra la birra e la tradizione vitivinicola nostrana».

Una produzione, quella del birrificio Brewnerd, che si ispira agli stili classici delle nazioni storiche a forte tradizione brassicola, che pure strizza l’occhio a un tocco di modernità, con la dovuta e crescente attenzione a ciò che il mercato attuale richiede. Un  mercato che pian piano valica i confini regionali e diviene nazionale, pur mantenendo come riferimento principale tutta la catena dei ristoranti gourmet, assieme ai pub e alle enoteche.

«Ciò che intendiamo fare nel futuro prossimo è puntare a caratterizzare, in maniera più mirata, i nostri prodotti, legandoli al territorio e alla storia che la nostra terra non smette di raccontare. Da qui l’idea di dare avvio a una produzione di birra al miele – spiega Gaudiano, confessando al contempo una mai sopita passione per l’apicoltura, già coltivata precedentemente a livello hobbistico, cosa che si ripromette di riprendere al più presto – e una birra allo zafferano. Le ricette ci sono tutte, così come gli anni di sperimentazione e studio, aspettiamo solo il momento giusto per lanciare questi nuovi prodotti, certi che sapranno darci grandi soddisfazioni».

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