Pizzicannella

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Sull’angolo di un marciapiede, dove via Trapani incontra via Enna, a pochi passi dalla piazza centrale, due faretti gialli illuminano un’insegna che sembra essere di cioccolato. Pizzicannella, cuor di sapore. Sotto, una porta vetrina con gli infissi dello stesso colore e quattro tendine bianche troppo delicate per celare il profumo di cose buone che proviene dall’interno. Dentro, il valore. Il valore del lavoro. Il lavoro che è autonomia e, dunque, dignità.

Per raccontare questa storia bisogna fare un salto indietro, precisamente al 1999 e alla nascita di Anthos, cooperativa sociale. Creazione di posti di lavoro e offerta di servizi di accoglienza e di inclusione sociale: queste le due direttrici su cui si è sviluppato il progetto Anthos, di cui Benedetto D’Onofrio è presidente. Prima l’esperienza di attività di volontariato, poi i servizi di sostegno domiciliare e, in seguito, l’obbiettivo di perseguire il più concreto inserimento lavorativo di persone diversamente abili, immigrati o di tutti coloro che incontrassero difficoltà ad entrare e rimanere nel mondo del lavoro.

«Tra il 2014 e il 2015 matura l’idea di mettere su un laboratorio per prodotti da forno, ritornare alla tradizione per sviluppare un progetto futuro». Adesso, il futuro, sono quei due giovani che in questo piccolo laboratorio di pane e di sogni ci lavorano. È così che nasce Pizzicannella. Il nome è quello di un dolce: tre dita che con un pizzico leggero ma deciso, tirano fuori da un amalgama di farina, uova, burro e cioccolato, una piccola sfera che, messa in forno, diventa delizia. L’odore della cannella, il colore scuro e caldo del cacao amaro, e il bianco candido della glassa. Un contrasto non solo cromatico, che accosta alla piacevole croccantezza esterna un cuore morbido e delicato.

Ma oltre a questo, cos’è Pizzicannella? Il concretizzarsi di un’idea inclusiva e solidale. La formazione al lavoro come binario da percorrere al fine di ritagliare spazi di inserimento sociale. Un’associazione ponte verso la realizzazione di un diritto imprescindibile, quello al lavoro. Il diritto di poter ricoprire un ruolo attivo all’interno della società che si abita e, dunque, per converso, di farne parte. Pizzicannella sono le mani di Emanuele che con cura confeziona i tanti pacchetti pieni di “cose buone”. Pizzicannella è la genuinità dei prodotti, il profumo di un ricordo legato ai forni accesi delle nostre nonne. Un ricordo che si fa autentico e che diviene occasione, possibilità.

Tanti i progetti futuri che, dopo il colpo inferto dalla pandemia, tornano a bussare alla porta. «Ampliare la rete commerciale riproponendo la vendita all’ingrosso, sempre sulla base del territorio regionale», mentre fa capolino la possibilità di mettere sull’etichetta il codice a barre. Si procede a piccoli passi, ma senza arrestarsi mai.

Pizzicannella è un laboratorio artigianale e come tutti i laboratori conserva, nella sua più estrema sintesi, l’idea delle cose fatte bene. Delle cose fatte in divenire. Di un presidio sociale che allargandosi, abbraccia e comprende la comunità tutta, che rischierebbe, diversamente, di cedere su se stessa.

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