L’extravergine Alamprese, grande olio slow

Tempo di lettura:  3 minuti
 
Il territorio

Siamo a Venosa, nel nord est della Basilicata, su un altopiano compreso tra due valli. Tutt’attorno, numerose alture e una rigogliosa vegetazione. L’olivo è la pianta tipica di queste colline, presente in tutta l’area del Vulture fin dall’antichità. A testimonianza di ciò, diversi documenti storici reperibili presso l’archivio di Stato di Potenza. Una documentazione che rileva, tra l’altro, una lunga tradizione olivicola, nonché l’evolversi della stessa produzione che, progressivamente, ha acquisito una sempre maggiore importanza per l’economia del territorio.

Espressione ultima di questa storia millenaria è l’Ogliarola del Vulture. Varietà autoctona che si distingue dalle altre per delicatezza e fragranza. Allo scopo di tutelare il territorio, ma anche di svelarlo a chi ancora non lo conosce in maniera approfondita, nasce nel 2013 il consorzio di tutela Olio Vulture Dop.  

L’azienda

Tra i primi produttori di allora, il Frantoio Oleario Alamprese. Nata nella seconda metà del novecento, dalla passione di una famiglia impegnata da generazioni nel settore olivicolo, oggi l’azienda è guidata dai fratelli Sergio, Michele e Maurizio. «Abbiamo assecondato quella che per noi è una vera e propria vocazione – spiega Sergio Alamprese – continuando sulla strada tracciata da nostro padre, che con impegno e dedizione ci ha trasmesso, prima di ogni altra cosa, l’amore per questa terra».

Una terra vocata all’olivicoltura, in cui è proprio il vecchio vulcano inattivo a giocare il ruolo più importante. «La Basilicata nell’area del monte Vulture, vanta un microclima di tipo continentale con inverni lunghi e freddi, ed estati brevi e secche. È proprio il monte a proteggere gli oliveti dai venti freddi invernali – spiega Alamprese – e d’altro canto è, probabilmente, proprio il freddo rigido a consegnarci un olio particolarmente ricco di polifenoli».

Alla fortunata concatenazione di questi fattori naturali si aggiunge la professionalità degli olivicoltori e dei frantoiani del Vulture che hanno saputo legare questa produzione alle particolari condizioni della zona, dando la possibilità alle singolari caratteristiche organolettiche dell’olio di esprimersi al meglio.  

Il profilo dell’azienda? Circa otto ettari di oliveto a cui va a sommarsi il conto terzi di altri olivicoltori della zona. L’impianto a ciclo continuo e dal 2015 la gestione Bio. «Siamo consapevoli che un buon olio si ottiene curando ogni passaggio, dalla gestione delle piante fino alla fase estrattiva. Da un po’ di anni ci dedichiamo alla realizzazione di un prodotto di nicchia. L’attenzione alla qualità è per noi di fondamentale importanza. Allo stesso modo è nostra intenzione esplorare i mercati esteri, a cui pian piano ci andiamo approcciando».

I riconoscimenti

Il risultato è un olio extravergine d’oliva dop, bland tra l’Ogliarola del Vulture (70%), Coratina e Frantoiana, in cui il gusto della varietà principe si fonde con la fragranza e il sapore lievemente fruttato delle altre cultivar locali, dando vita a un prodotto equilibrato e armonioso. Un prodotto che ha saputo distinguersi come avvalorato dai numerosi riconoscimenti collezionati negli anni, a partire dalle prime tre foglie Gambero Rosso del 2017 fino alla medaglia di bronzo al Premio Regionale Olivarum, a cui si aggiunge la menzione speciale per la Vulture Dop.

Un doppio riconoscimento che sottolinea, non solo, il successo di un’unica produzione, ma anche quella di un’intera realtà, quella dell’olio extravergine di oliva Dop Vulture appunto, finalizzata alla difesa e alla promozione della cultura dell’olio.

A ciò si somma il premio Grande Olio Slow, ottenuto nel marzo di quest’anno, riconosciuto, come sottolinea la Guida Slow Food agli extravergini, «all’olio eccellente, capace di emozionare in relazione a cultivar autoctone e territorio di appartenenza, ottenuto con pratiche agronomiche sostenibili».

Nei progetti futuri? «Dal 2018 collaboriamo con le università di Potenza, Matera, Bari, nel progetto di ricerca e innovazione, Inno Olivo & Olio, per migliorare la produzione di olive, la qualità dell’olio e la tecnologia di estrazione. Facciamo ciò che è in nostro potere per dar voce alla piccola olivicoltura, ma il nostro settore necessita di una maggiore valorizzazione in termini economici, dal recupero dei vecchi oliveti abbandonati agli incentivi rivolti ai giovani agricoltori».

Potrebbero piacerti anche:

Nives Elixir. Dal manoscritto al Nettare del Sirino

Milvus Brewery: born to fly. Birra, rapaci e non solo

Pomarico. Profumo d’estate nelle ricette a base di fichi

Podolico del Casone Presidio Slow Food