Mantenera, l’olio secolare Presidio Slow Food

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Mantenera è il nome di un bosco, quello nel comune di Tricarico. E di un sogno, quello di Elena e Andrea. Siamo in contrada Malcanale, nel territorio racchiuso tra il Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane e la foresta demaniale della Mantenera. Circa 430 m s.l.m.; tutt’attorno macchia mediterranea a perdita d’occhio, il profumo del rosmarino e il giallo della ginestra.  

Quella che vi raccontiamo questa volta è, prima di ogni altra cosa, una storia. La storia di una scelta che, nel 2014, porta Elena e Andrea nel cuore della Basilicata rurale. Una terra, in cui si arriva per una combinazione d’eventi, o quasi per sbaglio. Per forza d’immaginazione. E in cui ci si ferma, come in questo caso, solo e soltanto per amore.  

«Abbiamo vissuto per lungo tempo a Roma e Milano, poi il lavoro a Torino – mi spiega Elena Papa, che tutt’oggi si divide tra la ormai sua Tricarico e la professione in giro per l’Italia come chef – a un certo punto abbiamo avvertito la necessità di allontanarci dalla città e, sali e scendi per lo stivale, ci siamo fermati qui».

La ricerca di una vita più a misura d’uomo. La scelta di mettere radici altrove, in una terra dalla scorza coriacea che non è facile da benvolere. Nasce così l’azienda agricola Mantenera. Poco meno di dieci anni fa l’acquisto dell’oliveto, due ettari e mezzo di terreno. Il paradiso di ulivi secolari. La costruzione della casa in bioarchitettura. Un nuovo inizio. «Non è stato un viaggio facile – racconta Elena – rivoluzionare la propria vita non lo è mai, ma il desiderio e la passione sono sempre stati forti e ci hanno guidato oltre i dubbi e le paure».

La sintesi? Se ce n’è una: tracciare un percorso e seguirlo. La strada è quella della sostenibilità. Fiducia e sostenibilità. «Crediamo nella forza di questa terra – aggiunge Andrea Subelli – e lavoriamo per mantenerla incontaminata. Ciò implica quantità inferiori di prodotto finito e tempi di lavorazione più lunghi, ma oltremodo sapori più autentici e una maggiore qualità».

La salvaguardia della genuinità e delle tradizioni anche attraverso l’atto di informare il consumatore circa il prodotto a cui esso va approcciandosi. Una promozione, dunque, che si traduce in qualcosa di più ampio, Il tutto si traduce nel metodo biologico, con certificazione ottenuta nel 2015, e una gestione del suolo priva di lavorazioni artificiali del terreno. «Abbiamo scelto di non effettuare lavorazioni meccaniche per favorire l’inerbimento e la crescita spontanea di essenze autoctone. Evitare dilavamento ed erosione. Proprio in questo periodo attuiamo la trinciatura dell’erba e dei residui di potatura nell’interfila dell’uliveto. Da qui la generazione di compost organico che ne favorisce la naturale concimazione».

LIl risultato sono due etichette. Il Mantenera Biologico, blend di tre varietà, Majatica, Coratina e Leccino. Medaglia extra gold al Biol 2021, con alle spalle la garanzia della tracciatura blockchain. Il Mantenera Secolare, monovarietale Majatica, riconosciuto come Presidio Slow Food degli olivi secolari.

In parallelo, la produzione delle tisane di foglie d’olivo. «Ci siamo ispirati a un antico rimedio andato in disuso, il decotto di foglie di olivo, dall’azione antiossidante  e dalle proprietà depurative». Nasce da qui Tis’Olivo, in tre versioni, pure, digest (con l’aggiunta di finocchio e anice stellato) ed energy (con liquirizia e bacche di ginepro).

Nel futuro? «L’apicoltura» afferma subito Elena, con la voce entusiasta di chi ha visto i propri sogni farcela, e una forza di volontà che non conosce ostacoli. «Il fatto di essere praticamente circondati dal bosco, con nessun altro tipo di coltivazione vicino, ci offre questa magnifica possibilità. Pensiamo di ospitare una ventina di arnie, da gestire in maniera stanziale. L’idea è comunque quella di piantare nell’interfila dell’oliveto alcune varietà mellifere. Continuare il nostro lavoro con il massimo rispetto nei confronti di questa terra a cui siamo enormemente grati».

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