Pasta Alica

Pasta Alica: la Basilicata al salone del gusto di Torino

Tempo di lettura: 2 minuti pasta Alica

Quella che stiamo per raccontarvi è una storia di continuo cambiamento ed innovazione. Una storia che segue il filo rosso della buona cucina e della passione. Fattori così similari e corrispondenti tra loro, che alle volte, come in questo caso, si intrecciano trovando assieme l’ultima e giusta fusione.

Siamo ancora al salone del gusto di Torino, a incontrare la migliore sintesi del patrimonio nazionale enogastronomico. Tra i profumi e i colori dei tanti stand, il logo di pasta Alica racconta il tempo della mietitura: un contadino è curvo su un fascio di spighe, lo cinge con una corda; la falce è riposta al lato della cinghia, il tempo delle messe è terminato, è ora di abbracciare il raccolto e portarlo a casa.

«Il nostro è un percorso che ha come punto di partenza il lontano 1928 – spiega Michele Crisci – e, contrariamente a quanto si possa pensare non ha inizio con la produzione di pasta. Fu mio padre il primo ad intraprendere un’attività imprenditoriale, aprendo a Potenza, un ingrosso di generi alimentari, tra i più grandi del sud Italia, per anni riferimento per l’intero meridione».

Un legame con la buona tavola che si è andato via via evolvendo, prima il caffè, poi l’olio e i legumi. L’idea del pastificio fa capolino sul finire degli anni 90. La nascita di un’azienda famigliare, portata avanti dai due fratelli, Michele e Antonio Crisci, che oggi conta altri otto collaboratori.

Nei primi anni duemila la semina del grano di filiera nei territori di Stigliano. Attualmente il conferimento raccoglie il grano di sette grandi aziende tutte lucane: «il farro proviene principalmente dal Comune di Rapone – aggiunge Crisci – mentre il grano duro viene coltivato tra Matera e Stigliano».

Il risultato? Una pasta artigianale trafilata al bronzo, lavorata a freddo a cui segue una lunga essicazione, di circa quarantott’ore, a basse temperature, al fine di mantenere intatti tutti i valori nutritivi e le proteine salutari del grano duro.

La bellezza di settanta formati diversi e una produzione mensile che si aggira intorno ai mille quintali, con i negozi gourmet che assieme all’e-commerce vanno a costituire l’unico canale di commercializzazione. Una scelta precisa per un prodotto che è e vuole continuare ad essere di nicchia. Il carattere distintivo? La qualità della materia prima.

Due linee, quella tradizionale e la speciale. In quest’ultima si distingue  la Bio Integrale: «nasce da semola integrale di grano duro italiano che non subisce il processo di raffinazione – spiega Crisci – tutte le parti del chicco sono macinate così da conservare intatte le proprietà nutritive. Per questo stesso motivo presenta un apporto maggiore di fibre e un indice glicemico più basso». A questa si aggiunge la Bio Senatore Cappelli, la scelta migliore quando si cerca una pasta di qualità superiore che unisca il gusto al piacere della buona pasta artigianale italiana.

«Molti vedono la pasta come un semplice ingrediente – si dichiara sulla stessa confezione – per noi è qualcosa di più. Un’emozione tutta italiana, un racconto da condividere di tavola in tavola e di ricetta in ricetta, senza fermarsi mai. Perché è solo con la condivisione che qualcosa di speciale diventa unico».

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