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Tenute Mantegna, vini della Basilicata

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Questa settimana, per la consueta rubrica Slow Food Magna Grecia Metapontum, vi portiamo a conoscere la storia di Tenute Mantegna, un racconto di amore e passione per il proprio territorio e, soprattutto, per il buon vino che da esso si produce. Ed è proprio dal territorio che si rende necessario partire se si vuole riannodare la storia di questa interessante realtà imprenditoriale che, nel corso degli anni, ha imparato a farsi conoscere ben oltre i confini lucani, con esportazioni verso le più grandi città del nord Italia sino alla Germania, ma procediamo con ordine.

Siamo in uno dei paesi più antichi di tutta la Lucania, una volta conosciuto con il nome di Montepeloso. Da millenni, nell’estrema parte settentrionale della provincia, in posizione panoramica ad oltre 500 m s.l.m., l’attuale Irsina, cinta tra le sue fortificazioni medioevali, domina, discreta, la valle del Bradano. Una realtà ricca di storia antica, che vanta un importante patrimonio archeologico e religioso, immerso nella straordinaria cornice della collina materana. Lo stesso nome dell’azienda vuole essere un omaggio all’inestimabile ricchezza artistica del territorio e trae, perciò,  ispirazione da un artista di particolare rilievo del primo Rinascimento italiano: cittadino della Repubblica di Venezia, il Mantegna fu scultore della splendida statua marmorea di Sant’Eufemia,  presente nella Cattedrale di Irsina.

Amore e passione per il territorio, dicevamo, e per il buon vino. Questo è ciò che spinge, inizialmente, nei primi anni 2000, Domenico Amenta, imprenditore irsinese, all’acquisto e alla ristrutturazione di un vecchio casale, e alla coltivazione di alcuni vigneti di aglianico nell’appezzamento di terreno circostante. Terreno, le cui peculiarità, danno vita a un vino così tanto apprezzato da spingere Amenta alla fondazione, nel 2012, di Tenute Mantegna. È sempre in quell’anno che l’azienda da unico proprietario diviene società, vedendo il coinvolgimento della seconda generazione, Davide Amenta, e del viticoltore tricaricese Salvatore Auletta, assieme al figlio Paolo.

Attualmente i terreni dell’azienda si espandono tra il territorio di Irsina e quello di Tricarico: la particolarità del microclima, assieme all’altitudine sul livello del mare e al terreno di varia tessitura, da argillosa a sabbiosa, favoriscono naturalmente un’ottima qualità e maturazione delle uve, regalando vini di particolare pregio. «La scelta dei vitigni da impiantare si è focalizzata verso quelle varietà che , per le particolarità del territorio, sono più degne di nota – spiega Paolo Auletta – dal Greco Dop al Primitivo, e soprattutto l’Aglianico IGP».

Il risultato è una produzione annuale di circa cinquantamila bottiglie l’anno: «Non sono numeri stratosferici – aggiunge Paolo Auletta – ma siamo orgogliosi della qualità che si cela dietro ogni etichetta, dal nostro rosso Aglianico IGP, Tricaricum, dalla struttura notevole ed elegante, a Mistero, una speciale selezione di uve Aglianico che, grazie all’affinamento di 12 mesi in barrique, esprime intensi sentori di frutti rossi maturi, o il Greco Dop, ottenuto dalla vinificazione dell’omonimo vitigno con tecniche enologiche innovative e una fermentazione a temperatura controllata. La nostra missione, in ogni caso, è quella di restituire, attraverso i nostri vini, i profumi e i sapori genuini delle nostre terre».

 

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