Masseria Lanzolla, nella nuova linea “M” il racconto della bellezza

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Una storia che ha inizio nel 1955 con l’acquisizione di alcuni terreni da parte del nonno, Giuseppe Lanzolla e che prosegue con il padre, l’ingegnere Pasquale Mininni. Il reimpianto di tutti i vigneti con il passaggio dalla coltivazione a tendoni a quella a spalliera e la ristrutturazione della vecchia cantina. Una nuova e vitale impronta di razionalità e modernità; la decisione di puntare sulla qualità del prodotto finito e di dar vita a una propria linea di imbottigliamento.

Siamo a Montalbano Jonico, poco più di settemila abitanti su di un piccolo colle a 292 m s.l.m., cinto a est dal Cavone e a ovest dall’Agri, le spalle all’Appennino e lo sguardo al mare, e questa è la storia di Masseria Lanzolla, delle tre sorelle che oggi conducono l’azienda e di un vino che ha la propria genesi nell’amore incondizionato di Isabella, Teresa ed Enrica per il proprio territorio.

I numeri ci parlano di più di cento ettari, venticinque dei quali coltivati a vigneti. Alle varietà autoctone quali primitivo, negroamaro, aglianico e greco si affiancano alcune varietà internazionali, come chardonnay, merlot e cabernet sauvignon. Tra i prodotti di punta Prime Bacche, primitivo di Matera doc, un vino figlio del presente, simbolo della rinascita del capoluogo di provincia lucano e che oggi riesce a concorrere con il “cugino” più illustre; assieme a Monade, aglianico in purezza fregiato della IGP, un rosso rubino luminoso e intenso per un bouquet ampio e complesso.

A completare il quadro, agrumeti ed oliveti, assieme ad un ampia fetta destinata ai pascoli, ricoperta da vegetazione spontanea, dove la profumatissima macchia mediterranea cede talvolta il passo ai caratteristici boschi di querce. Un contesto naturalistico di particolare pregio, arricchito dalla presenza di due laghi, uno dei quali, con una superficie di due ettari, vanta il primato di essere la diga privata di maggiore estensione di tutta la Basilicata. Bellezza naturalistica che, assieme a visione e capacità imprenditoriale porta, nel 2003, alla nascita dell’agriturismo Vigna sui laghi.

Una storia che passo dopo passo sembra muoversi verso un unico obbiettivo, quello della condivisione. Condivisione dell’autenticità della propria terra e dei suoi paesaggi, dell’amore e della passione che spinge a viverli e farli vivere. Sentimento, questo, che si fa concreta evidenza grazie alle nuova linea di vini, “M”, nata da quella che doveva essere un’unica bottiglia, in onore dei primi cinquant’anni di produzione.

Quindi, “M” come Mininni, certo, dedicato alla terza generazione. Ma anche “M” come madre: un vino dalla struttura complessa e allo stesso tempo armonica, per le note intense di frutta rossa matura e quelle suadenti del sottobosco, «dedicato alle madri sensibili al bello che fanno dell’educazione un’opera d’arte». Ma anche “M” come masseria, per ricordare quel microcosmo da cui tutto ha avuto inizio, quel tutto assoggettato alle leggi della natura: «c’è un tempo per ogni cosa, questo è l’insegnamento con cui noi tre sorelle siamo cresciute, aspettando e desiderando, perché la natura ha le sue regole, che vanno onorate e rispettate». E ancora, “M” come Mediterraneo, per un vino rosato con note floreali e di agrumi, e la mineralità che ricorda proprio il mare.

«Dietro il carattere “M” c’è la nostra cultura – spiega Enrica – e cos’è il vino se non racconto, condivisione e tradizione?». Un racconto che si snoda per ben sette etichette. Dietro, la dignitosa eleganza e la forte consapevolezza di un lavoro svolto con intelligenza e saper fare.

L’idea da cui tutto prende forma? Associare il vino al concetto più alto di bellezza: «La nostra intenzione è quella di ospitare numerose iniziative culturali. C’è bisogno di tanta gente appassionata che venga qui a coltivare i propri interessi e a nutrirsi di emozioni. A vivere il bello, che non è solo il vino, ma tutto questo paesaggio modellato dall’agricoltura. Non vogliamo essere solo un’azienda che produce vino, ma un’azienda che produce bellezza».

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